Blog - Giustizia negata
Commento n °1
Commento n °2
Processo Lucidi: ha ucciso due giovani
18/6/2009
Il mancato rigetto dell’appello avverso la coraggiosa sentenza del Giudice Marina Finiti di Roma, la derubricazione del reato da omicidio con dolo eventuale ad omicidio plurimo con colpa cosciente ed addirittura il dimezzamento della pena da 10 a 5 anni con le attenuanti generiche, rappresenta un grave arretramento della civiltà del diritto, che delegittima l’opera dei magistrati che riconoscono la sussistenza del dolo eventuale nel crimine stradale.
La Corte di Assise di Appello di Roma manifesta con questa sentenza di non sapere ancora uscire dalla sottovalutazione del reato e del danno, e di non riconoscere in chi guida con aggressività ed effettiva percezione del rischio mortale, e di fronte a particolari caratteristiche della personalità del pirata della strada, la sussistenza dell’omicidio volontario, sostenuto sia dal Procuratore Generale e sia dai familiari dell’AIFVS che rivendicano la dignità dei due giovani uccisi, delle famiglie e della stessa AIFVS quale ente collettivo di difesa della vita sulla strada.
La sentenza d’Appello crea disorientamento sociale, perché fa venir meno il monito sociale contro la guida connotata da spregiudicata noncuranza nei riguardi della vita umana e nella possibilità di trasformare un’auto in un’arma per uccidere.
L’AIFVS si chiede come lo Stato possa giustificare uno sconto di pena del 50% a un criminale della strada e senza patente!
Se l’art. 133 del codice penale stabilisce che il giudice, per applicare una pena congrua, nell’esercizio del suo potere discrezionale, deve valutare la gravità del reato desumendola dal grado della colpa, dalla gravità del danno e dal comportamento del reo; e se per l’omicidio colposo da incidente stradale l’art. 589 del codice penale prevede – per morte di una persona e ferimento di altre o per morte di più persone – pene fino a 12 anni, non riusciamo a capire come può un giudice, in una situazione di danno massimo (è un danno minimo uccidere due giovani?), di colpa addirittura cosciente e di un comportamento riprovevole e trasgressivo dell’imputato (addirittura guidava senza patente, ritirata nel 2001!) diminuire la pena! Il buon senso ci porta a pensare che il giudice debba partire dal massimo nell’applicazione della pena, e cioè da 12 anni, applicando i diminuenti di rito riferiti ad un terzo, e quindi la giusta pena, tenuto conto della rubricazione del reato, doveva essere di anni otto! Dai giudici ci aspettiamo il rispetto della legge nella giusta valutazione del danno conseguente al comportamento di trasgressione dell’imputato, e non decisioni che sanno di arbitrio e di discriminazione!
L’AIFVS ha incaricato l’avv. Gianmarco Cesari di fare istanza immediata al Procuratore Generale affinché impugni la sentenza avanti alla Corte di Cassazione, per la sua riforma ai fini di verità e di giustizia.
Noi familiari delle vittime vogliamo una società più civile e più giusta, rispettosa della legalità , a partire dagli stessi operatori della giustizia.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
Presidente AIFVS
Commento n °3
Sergio Toscano.
Commento n °4
Sarebbe opportuno ricordare che questo delinquente ha ucciso dopo avere assunto stupefacenti, poi è scappato cercando di far perdere le proprie tracce, cercando di farla franca come alre centinaia di casi simili, però le indagini lo hanno incastrato, bravi le forze dell'ordine, ma il loro pregevole lavoro è stato vanificato da loschi e individui che dovrebbero fare rispettare la Legge applicandola semplicemente e invece vanificano il lavoro di tante persone che alla Giustizia ancora ci credono.
I Giudici della corte di appello hanno dimostrato ancora una volta e... per l'ennesima volta al popolo italiano che nellla bilancia della Giustizia loro mettono sempre il peso per farla pendere da dove vogliono loro.
Incoscienti e complici di assassini.
Commento n °5
IL TEMPO
20.06.2009
È il legale dell'associazione familiari vittime della strada Cesari a criticare la sentenza contro il «pirata»
«Così Lucidi tornerà presto libero»
Indignazione«L'imputato non ha ancora pagato un euro per aver ucciso due ragazzi»
Erano tre ragazzi, tutti con un'età compresa tra i 20 e i 23 anni. Tutti «colpevoli» di essere passati nel posto sbagliato al momento sbagliato: all'incrocio tra via Regina Margherita e via Nomentana.
Tutti investiti e uccisi da due «pirati della strada».
Uno, Stefano Lucidi, due giorni fa ha ottenuto uno sconto di pena, da dieci anni di galera per omicidio volontario, a cinque anni di carcere per omicidio colposo.
Il secondo, invece, Ignatiuc Vasile, è stato condannato a 16 anni di reclusione per omicidio volontario. Il suo difensore ha già presentato appello contro la sentenza di condanna e a giorni sarà fissata la data della prima udienza del processo di secondo grado.
Ora la speranza dei parenti dello studente di 20 anni Rocco Trivigno, ammazzato dal moldavo il 18 luglio del 2008, è di non sentire un verdetto come quello che hanno dovuto ascoltare i genitori di Flaminia Giordani e Alessio Giuliani. «La sentenza di due giorni fa deve far indignare tutto il popolo italiano, quella decisione non è altro che un mostro giuridico, è un passo indietro per la civilità del diritto, è ingiusta e pericolosa», ha tuonato l'avvocato Gianmarco Cesari, legale dell'associazione italiana familiari vittime della strada. Il legale, che negli ultimi anni è riuscito a ottenere le più alte condanne nei confronti dei pirati della strada drogati e ubriachi, non usa mezzi termini per condannare la sentenza della Corte d'assise d'appello che ha dimezzato la pena contro Stefano Lucidi. «L'aspetto ancor più preoccupante è che questa persona nel migliore dei casi potrebbe ottenere gli arresti domiciliari a breve, nel peggiore, invece, è che tra un anno possa addirittura ottenere la libertà e tornare in circolazione. Sono possibilità che devono indignare. Ricordiamoci che dopo aver ammazzato due ragazzi è anche scappato, lasciandoli in terra senza vita». A mandar su tutte le furie il legale dell'associazione è anche il fatto che Lucidi non ha pagato ancora un solo euro da quando è stato condannato in primo grado dal gup a dieci anni di galera. «È un irriducibile, basta pensare che dal 2001, quando gli fu sospesa la patente, Lucidi non ha più effettuato gli esami necessari per riottenere il documento, quindi per sette anni ha continuato a guidare la macchina indisturbato per le vie della Capitale». L'avvocato ha già annunciato che farà di tutto per convincere il procuratore generale a impugnare la sentenza che non esita a definire un «mostro» giuridico.
Commento n °6